Il bilanciere e le sue lezioni di vita

Il bilanciere. Un oggetto apparentemente semplice: una barra di metallo con dei dischi ai lati. Eppure, per chi pratica il CrossFit, il sollevamento pesi o qualsiasi altro sport che lo coinvolga, il bilanciere è molto più di un semplice attrezzo. È un compagno di allenamento, un maestro severo, un giudice implacabile. È il miglior amico dell’atleta, ma anche il suo peggior critico.

Ricordo ancora la prima volta che ho messo le mani su un bilanciere. Era il mio secondo giorno di CrossFit e il coach ci stava insegnando i fondamentali del deadlift. Guardando quella barra di metallo sul pavimento, pensai ingenuamente: “Quanto può essere difficile? È solo questione di piegarsi e sollevare, no?” Oh, quanto mi sbagliavo.

Il momento in cui ho afferrato quella barra, ho capito immediatamente che stavo per iniziare una relazione complicata. Il bilanciere era freddo al tatto, pesante anche senza dischi e sembrava quasi resistere al mio tentativo di sollevarlo. Era come se mi stesse dicendo: “Ehi, amico, non pensare che sarà così facile.”

E aveva ragione. Quel primo deadlift fu un disastro. La mia schiena si curvò in modo preoccupante, le mie ginocchia si piegarono nel momento sbagliato e quando finalmente riuscii a sollevare il bilanciere, fu più per testardaggine che per tecnica corretta. Il coach scosse la testa, reprimendo un sorriso. “C’è molto da lavorare,” disse. Il bilanciere, sono sicuro, stava ghignando.

Da quel giorno, il bilanciere è diventato una presenza costante nella mia vita. L’ho sollevato, spinto, tirato, lanciato, a volte maledetto in modi che non avrei mai immaginato possibili. Ho imparato a rispettarlo, a temerlo e, in qualche strano modo, ad amarlo.

Perché in realtà, il bilanciere non mente mai. Non si preoccupa dei tuoi sentimenti, non cerca di essere gentile o incoraggiante. È brutalmente onesto. Se non hai la forza per sollevarlo, non si solleverà. Se la tua tecnica è scadente, te lo farà sapere immediatamente, spesso in modi dolorosi. Non ci sono scuse, non ci sono scorciatoie. Il bilanciere richiede impegno, dedizione e rispetto.

Ma è proprio questa sua natura implacabile che lo rende un insegnante così efficace. Ogni rep, ogni sollevamento, è una lezione. Il bilanciere ti insegna la pazienza, la perseveranza, l’umiltà. Ti insegna a conoscere il tuo corpo, a capire i tuoi limiti e a superarli. Ricordo una sessione di clean and jerk particolarmente frustrante. Stavo cercando di aumentare il mio PR, ma il bilanciere sembrava avere altri piani. Ogni tentativo fallito era come uno schiaffo in faccia. Mi sentivo frustrato, arrabbiato, pronto a gettare la spugna. Ma poi, in un momento di calma tra un tentativo e l’altro, mi resi conto di qualcosa: il bilanciere non stava cercando di sconfiggermi. Stava cercando di insegnarmi.

Mi stava insegnando che la forza non è tutto. Che la tecnica è fondamentale. Che la fretta è nemica del progresso. Mi stava insegnando a rispettare il processo, a godermi il viaggio tanto quanto la destinazione.Con questa nuova consapevolezza, affrontai il bilanciere con un approccio diverso. Invece di cercare di dominarlo, iniziai a lavorare con lui. Iniziai a prestare attenzione a ogni piccolo dettaglio: la posizione dei piedi, l’angolazione dei gomiti, la tensione nel core. E, come per magia, il bilanciere iniziò a rispondere.

Non raggiunsi il mio PR quel giorno, ma imparai una lezione preziosa. Il bilanciere non è un nemico da sconfiggere, ma un partner con cui collaborare. Un partner esigente, certo, ma anche incredibilmente gratificante quando le cose funzionano. E qui sta la bellezza e la frustrazione del bilanciere: ti fa sentire allo stesso tempo potente e vulnerabile. Ci sono giorni in cui ti sembra di poter sollevare il mondo intero. Il bilanciere sembra leggero, i movimenti fluidi, ogni rep una piccola vittoria. Ti senti invincibile, come se nulla potesse fermarti. Ma poi arrivano i giorni bui. I giorni in cui il bilanciere sembra essere fatto di piombo, in cui ogni movimento è una lotta, in cui anche il peso più leggero sembra insormontabile. Sono i giorni in cui il bilanciere ti ricorda che sei umano, fallibile, imperfetto.

È in questi momenti che il bilanciere diventa il tuo peggior critico. Sembra quasi prendersi gioco di te, delle tue ambizioni, dei tuoi sogni di gloria. Ti fa dubitare di te stesso, delle tue capacità, del tuo valore come atleta. Ma è anche in questi momenti che il bilanciere ti offre le lezioni più preziose. Ti insegna la resilienza, la capacità di rialzarti dopo una caduta. Ti insegna che il progresso non è lineare, che ci saranno sempre alti e bassi e che la vera forza non sta nel non cadere mai, ma nel rialzarsi ogni volta.

Il bilanciere è un maestro di umiltà. Non importa quanto tu sia forte, quanto tu sia esperto, ci sarà sempre un peso che non puoi sollevare, un movimento che non puoi eseguire perfettamente. Ti ricorda costantemente che c’è sempre spazio per migliorare, sempre qualcosa da imparare. Ricordo un atleta nel mio Box, un tipo grande e grosso che si vantava sempre dei suoi PR. Un giorno, durante una sessione di snatch, lo vidi lottare con un peso che per lui doveva essere routine. Il bilanciere sembrava avere vita propria, rifiutandosi ostinatamente di cooperare. Vidi la frustrazione nei suoi occhi, la rabbia per non riuscire a dominare quel pezzo di metallo.

Alla fine della sessione, quell’atleta era un uomo cambiato. Il bilanciere gli aveva insegnato una lezione di umiltà che nessun coach avrebbe potuto impartire. Da quel giorno, il suo approccio all’allenamento cambiò completamente. Diventò più attento, più rispettoso, più disposto ad imparare. È questo il suo immenso potere: ha la capacità di trasformarti, non solo fisicamente, ma anche mentalmente ed emotivamente.

Ma attenzione: il bilanciere può anche essere un maestro crudele se non lo si rispetta. Ho visto troppi atleti farsi male perché lo hanno sottovalutato, perché hanno cercato di forzare le cose, di andare oltre i propri limiti senza la preparazione adeguata.

Lui, quella semplice barra di accciaio, non perdona la mancanza di rispetto. Non si preoccupa del tuo ego, delle tue ambizioni o dei tuoi desideri. Se non sei pronto, se non hai la tecnica giusta, se cerchi di barare, il bilanciere te lo farà sapere. E spesso, lo farà in modo doloroso. È come una di quelle persone che incontri nella vita che sembrano sempre metterti alla prova. Sai, quel tipo di persona che non puoi mai capire completamente, che ti tiene sempre sulle spine. A volte pensi di averla capita, di aver trovato il modo giusto di relazionarti con lei, e poi… boom! Ti sorprende con qualcosa di inaspettato.

Il bilanciere richiede lo stesso tipo di approccio. Devi avere confidenza con lui, sì, ma anche un profondo rispetto. Devi imparare a leggere i suoi segnali, a capire quando puoi spingere e quando è meglio fare un passo indietro. È un delicato equilibrio tra fiducia e cautela, tra audacia e prudenza. E proprio come con certe persone, il tuo rapporto conlui è in continua evoluzione. Ciò che funzionava ieri potrebbe non funzionare oggi. Il peso che ieri sembrava impossibile oggi potrebbe sembrare leggero. Il movimento che padroneggiavi la settimana scorsa oggi potrebbe sembrarti alieno.

Questa natura mutevole del bilanciere è sia una benedizione che una maledizione. Da un lato, significa che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, sempre una nuova sfida da affrontare. Dall’altro, significa che non puoi mai abbassare la guardia, mai dare per scontato il tuo rapporto con il bilanciere. Mi viene in mente una sessione di front squat particolarmente memorabile. Avevo lavorato duramente per settimane, migliorando costantemente il mio PR. Quel giorno, mi sentivo invincibile. Caricai il bilanciere con un peso che solo poche settimane prima mi avrebbe terrorizzato. “Oggi è il giorno,” pensai.

Il primo set andò alla grande. Il secondo ancora meglio. Mi sentivo forte, potente, in controllo. Il bilanciere sembrava leggero, quasi docile. Entrai nel terzo set pieno di fiducia, forse troppa. Fu allora che il bilanciere decise di darmi una lezione. A metà della discesa del terzo squat, sentii qualcosa cambiare. Il peso, che fino a quel momento sembrava gestibile, improvvisamente diventò opprimente. I miei quadricipiti iniziarono a tremare, il mio core vacillò. Per un terribile momento, pensai che non ce l’avrei fatta a risalire.

Con uno sforzo enorme, riuscii a completare la rep e a rimettere il bastardo sul rack. Ma la lezione era stata impartita. Lui mi aveva ricordato che non si può mai abbassare la guardia, che il rispetto e la concentrazione sono fondamentali in ogni singola rep. Questa è un’altra delle grandi lezioni che ho ricevuto da quel pezzo di acciaio: l’importanza della coerenza e della costanza. Non basta essere forti o tecnici una volta ogni tanto. Il bilanciere richiede dedizione costante, attenzione continua. Ogni rep è importante, ogni sessione conta.

È facile entusiasmarsi per i grandi traguardi, per i PR infranti e le competizioni vinte. Ma il vero lavoro, il vero progresso, avviene nei giorni ordinari. Nei giorni in cui ti alleni anche se non ne hai voglia, in cui ripeti lo stesso movimento ancora e ancora per perfezionare la tecnica, in cui lavori sui tuoi punti deboli invece di goderti i tuoi punti di forza.

Il bilanciere è lì in tutti questi momenti, un testimone silenzioso del tuo viaggio. Non si impressiona per i tuoi successi, né si scoraggia per i tuoi fallimenti. È semplicemente lì, una presenza costante, pronto a offrirti una nuova sfida ogni volta che lo affronti. E forse è proprio questa la sua lezione più importante: la costanza. Il bilanciere ti insegna che il vero progresso non avviene attraverso sforzi eroici occasionali, ma attraverso un impegno costante e duraturo. Ti insegna che ogni rep conta, che ogni sessione è un’opportunità per migliorare, anche se solo di un piccolo incremento.

Questa lezione si estende ben oltre il mondo del fitness e il bilacniere diventa una metafora della vita stessa. Ci ricorda che il successo, in qualsiasi campo, non è il risultato di un singolo sforzo eroico, ma di un impegno costante nel tempo. Ci insegna che i piccoli progressi, accumulati nel tempo, possono portare a risultati straordinari, rammentandoci costantemente che siamo esseri umani, con limiti e debolezze. Ma ci mostra anche che questi limiti possono essere superati, che possiamo sempre diventare più forti, più resistenti, più capaci di quanto pensiamo.

E forse è proprio questa la sua magiaù. Ci sfida continuamente, ci spinge oltre i nostri limiti, ci fa sentire inadeguati e poi, nel momento in cui riusciamo a sollevarlo, ci fa sentire invincibili. È un ciclo continuo di sfida e conquista, di dubbio e fiducia, di fatica e trionfo.

Credo che tutto questo sia il motivo per cui, nonostante tutte le sfide e le frustrazioni, continuiamo a tornare al bilanciere. Perché in un mondo pieno di incertezze e ambiguità, lui offre una chiarezza brutale ma rinfrescante. O lo sollevi o non lo sollevi. O migliori o non migliori. È semplice, diretto, onesto. Non si preoccupa del tuo passato, dei tuoi titoli o delle tue scuse. Non gli importa se ieri eri un campione o se domani hai una gara importante. Si preoccupa solo del qui e ora, di quello che puoi fare in questo preciso momento.

In questo senso, è il più democratico degli avversari. Non fa favoritismi, non ha pregiudizi. Tratta tutti allo stesso modo: con una sfida costante e implacabile. Non importa se sei un principiante o un atleta esperto, se hai vent’anni o sessanta, se sei uomo o donna. Il bilanciere è lì, pronto a metterti alla prova, a spingerti oltre i tuoi limiti, a mostrarti di cosa sei capace.

In un mondo che spesso sembra ingiusto e imprevedibile, il bilanciere offre una forma di giustizia pura e semplice. Non puoi corromperlo, non puoi ingannarlo o manipolarlo. Puoi solo affrontarlo, giorno dopo giorno, rep dopo rep, cercando costantemente di diventare una versione migliore di te stesso.

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